Il «Kappa» è tra i primi cinquanta festival di ogni tempo
25 Maggio, 2022
Quando si dicono Ie combinazioni. Mentre sindaco e assessori, inebriati dall’Eurovision, promettono di «dare a Torino ciò che merita» ovvero «un grande festival musicale di respiro Internazionale», il postino mi recapita un bel libro inglese Intitolato «Festivals – Guida per gli amanti della musica ai festival che devono conoscere». L’autore è OIher Keens, giornalista musicale di «Independent» e «Guardian», dj di ottima fama, e già caporedattore di «Time Out London.». Mi pare che come credenziali ci siamo: è uno che se ne intende. Nel libro, distribuito da Hachette in 45 Paesi, Keens seleziona e descrive quelli che considera i cinquanta più Importanti festival di ogni tempo: da Woonstock, Montreux e Isola di Wight a Glastonbury, Womad, Coachella. L’Italia è presente con un’unica manifestazione: ed è una manifestazione torinese, il Kappa FuturFestival, che con le sue superstar della testato dal 2009 richiama d’estate al Parco Dora decine di migliaia di spettatori da tutta Italia ed Europa.
Vi basta un simile exploit per ammettere che almeno un grande festival internazionale in città già lo abbiamo? Tenete però conto che il Kappa ha un «fratello invernale», Movement; nonché un amico-rivale, Club to Club, che giusto II mese scorso l’autorevole sito «Pitchfork» ha Inserito nella lista del più attesi festival musicali («the most anticlipated music festivals») del 2022. Da anni e anni Kappa, Movement e Club to Club ottengono risultati e riconoscimenti straordinari a livello planetario. Tutti e tre sono pensati, organizzati e gestiti da privati: i primi due dall’associazione Suoni e Colori, il terzo da X-plosiva. Kappa e Movement non ricevono un centesimo di finanziamento pubblico e nulla chiedono; Club to Club qualcosa ottiene dal Fus e dalla Regione, e per l’ultima edizione il Comune di Torino gli ha benignamente elargito 21 mila euro, su un budget complessivo attorno al milione e mezzo. Lo stesso Comune, nella vana e disperante ricerca di «un grande festival musicale internazionale», quest’anno ha speso 900 mila euro per l’Eurovillage, ne spenderà 700 mila per Torino Jazz e almeno altrettanti per Todays. Peraltro senza apprezzabili risultati, almeno nell’opinione di «Pitchfork» e di Oliver Keens.
Triste constatazione, facile spiegazione: il mestiere delle pubbliche amministrazioni non è inventare e organizzare i suoi festival, bensì sostenere e promuovere quelli pensati – con competenza e visione artistica da chi quel mestiere lo sa fare. In alternativa continueranno a scialare fiumi di denaro pubblico inseguendo invano il «grande festival internazionale» che hanno sotto il naso, e non sanno o non vogliono vedere.
Di Gabriele Ferraris
Il Corriere della Sera
