Musica Spa 1300 imprese al lavoro per gli eventi

La Repubblica

10 Maggio, 2022

Torino non è ormai da tempo la grigia città operaia dove si va a letto presto, ma è un centro sempre più vivo e vivace grazie a un`industria dello show business dalla quale arrivano segnali incoraggianti. Un’industria culturale operativa tutto l’anno che si guarda allo specchio nei giorni di Eurovision. «Da due mesi lavoriamo a pieno regime», afferma Carlo Parodi, componente del direttivo di Assomusica nazionale, ma anche fondatore dell`Hiroshima, uno dei locali più importanti della città. Torino sta tornando ai numeri del 2019, quando tra spettacoli e intrattenimento vario, aveva ospitato 180mila appuntamenti, sui 334 mila che si sono tenuti in giro per il Piemonte, di cui un 17% a carattere musicale. Anche perché si dovranno tenere alcuni dei concerti slittati nel 2020 e 2021.
Il capoluogo piemontese, secondo l`associazione degli organizzatori di spettacoli, resta la quarta piazza italiana più importante per gli eventi. Dalle Olimpiadi in poi, è riuscita a trasformarsi e ad organizzarsi in modo da accogliere grandi iniziative come Eurovision e addirittura da crearne alcuni come i festival di musica elettronica Club 2 Club, Movement e il Kappa FuturFestival. «In questo modo riusciamo a a prendere una buona fetta – dice Parodi di quei circa 650 milioni di euro che vale il comparto della musica live nel nostro Paese».

Questo è un settore in espansione anche secondo la Camera di Commercio. «In Piemonte si svolgono l’8% degli eventi musicali nazionali, più del 20% della popolazione piemontese ha acquistato biglietti per concerti e spettacoli, il 16% va regolarmente a ballare», afferma il presidente Dario Gallina. E dietro a queste grandi feste, che richiamano turisti da altre regioni e dall’estero, lavorano centinaia di imprese. Se quelle attive in Piemonte sono quasi 1.300, solo nel torinese sono 715. In questi numeri però oltre agli organizzatori di concerti, le realtà che realizzano prodotti culturali, i gestori di teatri, sale concerto e le biglietterie sono comprese anche le aziende che fabbricano e commerciano strumenti musicali, quelle che si occupano della registrazione sonora. Di sicuro le realtà che si occupano delle rappresentazioni artistiche crescono di un buon 17,9% rispetto a dieci anni fa. Segno che Torino si è saputa muovere bene.

La musica dal vivo genera poi importanti ricadute sul territorio, e per questo la mano pubblica decide di investire. Per Eurovision gli enti pubblici hanno investito 14 milioni di euro, secondo l`assessore comunale ai Grandi Eventi, Mimmo Carretta. Per ogni euro speso, secondo le stime del Comune, le ricadute sul territorio saranno pari a 7 euro a favore di commercianti e albergatori. «Difficile invece dire quanta occupazione crei di preciso il settore della musica dal vivo – risponde Elena Ferro, segretaria generale della Slc Cgil -, perché si tratta di un mondo variegato e a volte sommerso, dove ci sarebbe la necessità di avere una forma di contrattualizzazione». Proprio la pandemia ha portato molti lavoratori di questo comparto a rivolgersi al sindacato. «Hanno preso coscienza della necessità di avere degli ammortizzatori sociali che non avevano», ricorda la segretaria, che ora sta aprendo uno sportello per questi lavoratori. È nata in quel periodo pandemico anche “La musica che gira”, un collettivo nazionale di lavoratori della musica dal vivo. «Ci siamo resi conto che eravamo senza tutele e volevamo accedere ai contributi», spiega la portavoce Annarita Masullo.

Tra i grandi operatori dei concerti in città ci sono, per esempio, multinazionali come l’americana LiveNation, la tedesca EvenTim, ma anche realtà più piccole che ospitano concerti e che creano prodotti culturali come l’Hiroshima Mon Amour, a cui si deve il Flower festival, e che occupa anche 50 collaboratori nei momenti di picco. E ancora The Goodness Factory (manager degli Eugenio in via di Gioia), insieme all’Off Topic, un’unica realtà che occupa 40 persone. Proprio dai dati del report “Io sono la musica che ascolto”, di The Goodness Factory, sullo stato di salute degli spettacoli dal vivo nei locali della città, emerge che la ripresa non è ancora del tutto completa. «Prima della pandemia – racconta a Repubblica il co-fondatore Daniele Citriniti – si faceva musica dal vivo in 204 luoghi, dal Teatro Colosseo, all’Alfieri, dal Teatro Regio, alla Cricca, fino ai Bagni municipali. Ci sono state sei nuove aperture tra cui Combo, Comala, ma in ben 81 locali la musica si è spenta come all`Astoria, al Casa Basaglia, al Charlie Bird. In questo senso Torino oggi è un po` più silenziosa».